Il nome, va detto, emana funesti presagi. Lo sguardo iniziale, una volta entrati, avvolge una sala in pieno stile anni ’90: sedie, tavoli, pareti divisorie di quelle con dentro il liquido, le bollicine che risalgono verso l’alto e la luce tendente al viola che illumina il tutto dal fondo. L’anagrafica delle pizze è un indice del “September Issue” di Vouge (Calvin Klein, Tom Ford, Tommy Hilfigher…). Poi arrivano al tavolo le pizze scelte, da un menu lungo e articolato che offre una scelta assai ampia sia di cotture quanto di farciture. E la mano contemporanea, felice e intelligente, di Antonello Scatorchia viene fuori al primo morso.

Impasti, lievitazioni e cotture sono di grande precisione e leggerezza, con materie prime di grande qualità ad accompagnarli. Le farciture risultno tutt’alto che scontate, studiate assieme allo chef lucano Francesco Lorusso di Bramea (che firma direttamente una propria piccola raccolta di proposte, le potete trovare in carta a rotazione stagionale). Puliti e asciutti tutti i fritti. Identica cura nella selezione della materia prima anche per la proposta di cucina: carni di pregio, panini succulenti, insalate, tutto elaborato e servito con la stessa bella attenzione.